Intervista al presidente
Nicola Mimmi è il nome a cui si fa , inevitabilmente, riferimento quando si parla della rinascita tennistica argentana. Un uomo che è stato capace di (ri)costruire un circolo dall’antico blasone e portarlo ai vertici dell’eccellenza provinciale e regionale, dopo anni nefasti che lo avevano portato al fallimento. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto verso Argenta e che ti hanno portato a credere in questo faticoso percorso, splendidamente riuscito?
“Innanzitutto una grande ammirazione per questo posto che , fin da piccolo, mi ha sempre evocato bellissimi ricordi , in quanto avevo tanti amici ad Argenta. Il ricordo era quello di un circolo che rappresentava un fiore all’occhiello del tennis ferrarese e che ospitava un torneo molto importante che venivamo sempre con piacere a vedere. L’occasione si è presentata quando ho raccolto l’invito da parte del comune di Argenta di tentare questo rilancio della pratica del tennis…è stata un’impresa molto difficile perché il circolo verteva in condizioni molto critiche per svariati motivi ed aveva perso completamente il suo tradizionale fascino . La sfida è stata accolta con grandi motivazioni e passione sia da parte dell’amministrazione , sia da parte di Soelia (proprietaria degli impianti, ndr.) e nel giro di cinque anni questo circolo è tornato a vantare un ruolino di tutto rispetto. Siamo tra i primi circoli nella provincia di Ferrara come numero di tesserati e abbiamo la fortuna di avere tanti ragazzi che portano il nome del circolo in giro per la regione , ottenendo risultati pregevoli”.
Il tuo ruolo ora, all’interno del C.T. Argenta, è maggiormente votato alla parte amministrativa e dirigenziale , ma nasci e rimani un maestro di tennis. Come la tua esperienza in campo ti ha influenzato nell’attuale incarico dietro alla scrivania e riesci a trovare analogie tra questi due ruoli?
“ La mia visione sarà sempre quella di un maestro di tennis , in quanto nasco come tale , e non di un presidente vero e proprio , ruolo che mi impegno a rivestire con piacere grazie alla presenza di collaboratori di assoluta affidabilità e stima. Nell’ universo tennistico di oggi, il maestro non può più solo prescindere dal fare “solo” il maestro e per questo motivo deve avere una duttilità che gli permetta di ricoprire più ruoli all’interno di una società sportiva. Essendo stato prima giocatore e poi maestro, conosco le esigenze del tennista , le esigenze di una squadra e le esigenze di un socio , proprio perché ho ricoperto tutti i ruoli possibili all’interno di un circolo tennis e questa cosa mi ha aiutato tantissimo”.
Nicola Mimmi è nel mondo del tennis da moltissimo tempo . Tu hai seguito la parabola evolutiva di questo sport , iniziando dalle racchette di legno fino ad arrivare alle tubolari di oggi . Il tennis è completamente stravolto rispetto anche solo a quindici anni fa , poiché sono cambiati i materiali , gli attrezzi e soprattutto le metodologie di allenamento , verso l’era dello stravolgimento fisico e atletico. Adesso i giocatori professionisti sono delle autentiche macchine che possono giocare per cinque ore e il giorno dopo rigiocarne altre cinque senza problemi. In che ottica lo consideri questo cambiamento? Positivo o negativo?
“ I cambiamenti si cerca sempre di orientarli in un’ottica positiva. La prima svolta si ebbe nel 1999 quando Carlos Moya vinse il Roland Garros con una racchetta da “donna” che pesava 300 grammi , mentre gli altri colleghi giocavano ancora con racchette ben più pesanti . La racchetta in questione era la Babolat Pure Drive , ovvero una delle tubolari più usate al giorno d’oggi assieme alla Pure Aero. E quello fu il primo caso in cui si evidenziò la frattura tra il materiale e la tecnica , con il netto dominio del primo sul secondo. Con i nuovi materiali , il tennista non necessita più di una tecnica sopraffina per riuscire a giocare, ma trova nello strumento quel po’ di tecnica che gli manca , cosa che era impensabile anni fa. Oggi il giocatore deve disporre di un mix fisico , mentale , caratteriale e tecnico che sia perfettamente equilibrato per rendere al massimo. Io apprezzavo tantissimo il calcio di Paolo Rossi e di Tardelli che era bellissimo da veder giocare , ma visto con gli occhi di oggi sembra lentissimo, perché tutti gli sport si sono evoluti e migliorati negli anni. Federer è un talento formidabile e forse non ci sarà mai nessuno come lui , ma Nadal non è da meno perché è riuscito a colmare le carenze tecniche con qualcos’altro come l’applicazione e la concentrazione che lo hanno portato a scrivere forse il dualismo più bello della storia del tennis. Ed è proprio la diversità che rende bello e appassionante il tennis , come suggerito dalla sua storia di campioni “.
Nicola Mimmi è stato anche giocatore dagli ottimi risultati in campo regionale. Nonostante questo la tua carriera agonistica è terminata relativamente presto poiché a soli 29 anni hai deciso di dire basta con il tennis giocato. Cosa ti ha portato ad appendere la fatidica racchetta al chiodo cosi presto?
“ Quando ho iniziato ad allenare circa vent’anni fa , mi sono trovato di fronte a un bivio : insegnare o giocare. Inizialmente ho provato a fare entrambe le cose, ma ho realizzato molto presto che la mia voglia di vincere si era dissolta e con essa la voglia di allenarmi quotidianamente con quell’intensità perché la mia concentrazione era dedicata completamente all’insegnamento. I risultati cominciavano a non arrivare più e a quel punto ho compreso che era arrivato il momento di smettere. Come allenatore , ho iniziato un bellissimo percorso con tanti ragazzi giovani (che oggi non lo sono più tanto, ride, ndr.) , con i quali ho avuto la fortuna di collaborare. Ricordo Guerzoni Hilaria con la quale ho ottenuto risultati fantastici e in campo maschile Binelli Rolando e Biasin Marco che sono e sono stati ottimi giocatori. La loro rivalità mi ha insegnato a gestire i rapporti con più giocatori di buon livello all’interno di una squadra e dopo di loro sono arrivati Venturini e Brunelli. L’unico rimpianto che posso avere è dato dal fatto che mi sarebbe piaciuto seguirli ancora per un po’ , farli crescere ancora , ma il ruolo che ho dovuto ricoprire all’interno del C.T. Argenta era talmente impegnativo che ho dovuto lasciarli prima del previsto. Io ho sempre cercato nei ragazzi quello che non avevo o che mi mancava e i risultati sono stati grandiosi perché questi ragazzi hanno appreso una voglia e un desiderio di stare in campo ad allenarsi superiore di quelli che avevo io ed è questo che mi ha reso particolarmente realizzato”.
Intorno al C.T.A. si è creata una bellissima atmosfera al giorno d’oggi , dove il circolo , oltre a vantare un ampio numero di frequentatori , è riuscito a mettere in piedi una squadra che in pochi anni si è lanciata fino alla D1 e già da due anni viene fermata alla partita decisiva per andare in serie C, composta da ragazzi che , sia a squadre, sia in ambito individuale hanno ottenuto e stanno ottenendo risultati ottimi . Fiero di tutto ciò ? Aspettativa mantenuta o grande sorpresa?
“ Era una speranza , ma niente di scontato. Il tennis è uno sport individuale e le amicizie non sono facili da coltivare perché il tennista è una figura molto solitaria in tutto quello che fa . La squadra ha rappresentato una sorta di ciliegina sulla torta che a questi ragazzi fa piacere avere, ma non è assolutamente facile creare un’atmosfera positiva intorno alla squadra proprio perché il giocatore è portato a vivere tutte le tappe del suo percorso in solitudine o al massimo con un’altra persona . Siamo molto contenti anche per il fatto che ci siano molti ragazzi, anche di altri paesi o città che fanno tantissimi chilometri per venirsi ad allenare qui da noi e questo non può che fare piacere perché vuol dire che esiste un clima estremamente positivo intorno al circolo. Ad Argenta il tennis è il fulcro di tutti i discorsi; qui non si parla di altro…si parla di tennis perchè sono tutti accomunati dalla grande passione per questo sport. La nostra è una squadra che è formata per il 90% da ragazzi di Argenta e se non sono nati qui si sono formati tennisticamente qui e questo è il segreto dei nostri successi.
Chiudiamo con una finestra sul futuro….quali sono i piani futuri del presidente del Centro Tennis Argenta ? Ti spaventa in qualche modo una possibilità di vita lontana dai campi da tennis , senza respirare quotidianamente l’odore di corde o palline ?
“ Sinceramente non ci ho ancora pensato. Avrò ancora 10 anni da trascorrere all’interno del circolo perché siamo riusciti a rinnovare il contratto e in più c’è una mia promessa fatta al sindaco di restare ancora nel giro tennistico argentano. Una volta finito questo decennio…staremo a vedere come sono andate le cose e valuteremo. Mi piacerebbe in un futuro rimanere nell’ambiente in maniera più defilata , sempre a disposizione per aiuti e consulti , rimanendo vicino a questi meravigliosi ragazzi per aiutarli nella gestione del circolo. L’obiettivo è quello di lasciare in mano a questi ragazzi un circolo di livello come quello che stiamo ancora costruendo. E’ appena stata realizzata la palestra e tra un anno si inizierà a parlare anche della copertura del terzo campo, per quelli che saranno investimenti si costosi , ma anche (ci auguriamo) futuribili”.